“Il peso dell’Io” – Kerstin Kuntze
I’m a passionate artist. My pictures are emotional landscapes full of light and darkness. Sometimes nice and sometimes disturbing. Showing conditions of being a human in this vibrating world. I hope my art touches the viewer in a very direct way.
Just feel my art.
1965 born in cologne/germany
1989-’95 study of graphic-design at °Folkwang University of Art° graduated as :: Master of Arts ::
1985-’99 illustrator & art director
since 2000 A R T I S T ° living nearby Frankfurt/Germany
web: www.kkuntze.com
blog: www.kkuntze.blogspot.com
facebook: https://www.facebook.com/kkuntze.bildwerkk
Kerstin Kuntze
Nel sonno profondo mentre la carne mai sazia stremata si decompone, il flusso perverso del pensiero mi porta in un sogno di ricordi violenti. Le opere di kerstin mi scavano come un tarlo il legno asciutto, penetrano nel midollo del mio sentire e lasciano il segno. Morsi. Ombre sporcate di dolore e presagi tristi, lasciati lì. Le sue fotografie sono la quiete dopo la tempesta. Una quiete malsana e senza più forze, un lasciarsi andare al male come un lamento che non è più possibile reggere. Si entra in uno stato di intimità profonda con la propria coscienza, tutto è detto con filo di voce, tutto si lascia subire in malinconico abbandono e un soave morire. La vita segna lo sguardo come la carne ma a volte negli occhi si vedono più segni, più lacerazioni che sulla pelle. Mentre mi immergo in questa dimensione staccata dalla materia respiro i pensieri e gli stati d’animo di un’autrice forte, che calca la mano li dove molti hanno paura ad entrare. L’IO profondo. La paura. La posizione del cuore nell’utero sventrato, nella casa che non esiste, restano frammenti, luci piccole ma abbaglianti, urla soffocate, ovattati suoni e lamenti appena percettibili. Ammiro gli artisti che sanno far piangere senza mostrare. Che con il massimo rispetto ti portano all’interno delle loro visioni spostate della vita, una carezza di morte, che forse non deve far paura, perché aiuta a comprendere la vita. Kerstin è unica nel suo linguaggio, accompagna a subire con affetto e dolcezza le macchie oscure che segnano l’anima, non urla, parla piano, soffoca il rumore….il flusso del sangue scorre lento nelle arterie, una boccata d’ossigeno per respirare soli in un luogo solo nostro. Sopravvivenza.
Alessandro Cocca