A Spasso con Kerstin Kuntze per I Sentieri dell’Anima – a cura di Alessandro Cocca

“Il peso dell’Io” – Kerstin Kuntze

Kerstin KuntzeI’m a passionate artist. My pictures are emotional landscapes full of light and darkness. Sometimes nice and sometimes disturbing. Showing conditions of being a human in this vibrating world. I hope my art touches the viewer in a very direct way.
Just feel my art.
1965        born in cologne/germany
1989-’95   study of graphic-design at °Folkwang University of Art° graduated as :: Master of Arts ::
1985-’99    illustrator & art director
since 2000  A R T I S T ° living nearby Frankfurt/Germany

web: www.kkuntze.com
blog: www.kkuntze.blogspot.com
facebook: https://www.facebook.com/kkuntze.bildwerkk

Kerstin Kuntze

Nel sonno profondo mentre la carne mai sazia stremata si decompone, il flusso Kerstin Kuntze perverso del pensiero mi porta in un sogno di ricordi violenti. Le opere di kerstin mi scavano come un tarlo il legno asciutto, penetrano nel midollo del mio sentire e lasciano il segno. Morsi. Ombre sporcate di dolore e presagi tristi, lasciati lì. Le sue fotografie sono la quiete dopo la tempesta. Una quiete malsana e senza più forze, un lasciarsi andare al male come un lamento che non è più possibile reggere. Si entra in uno stato di intimità profonda con la propria coscienza, tutto è detto con filo di voce, tutto si lascia subire in malinconico abbandono e un soave morire. La vita segna lo sguardo come la carne ma a volte negli occhi si vedono più segni, più lacerazioni che sulla pelle. Mentre mi immergo in questa dimensione staccata dalla materia respiro i pensieri e gli stati d’animo di un’autrice forte, che calca la mano li dove molti hanno paura ad entrare. L’IO profondo. La paura. La posizione del cuore nell’utero sventrato, nella casa che non esiste, restano frammenti, luci piccole ma abbaglianti, urla soffocate, ovattati suoni e lamenti appena percettibili. Ammiro gli artisti che sanno far piangere senza mostrare. Che con il massimo rispetto ti portano all’interno delle loro visioni spostate della vita, una carezza di morte, che forse non deve far paura, perché aiuta a comprendere la vita. Kerstin è unica nel suo linguaggio, accompagna a subire con affetto e dolcezza le macchie oscure che segnano l’anima, non urla, parla piano, soffoca il rumore….il flusso del sangue scorre lento nelle arterie, una boccata d’ossigeno per respirare soli in un luogo solo nostro. Sopravvivenza.

Alessandro Cocca

A Spasso con Vincenzo Tessarin per I Sentieri dell’Anima – a cura di Alessandro Cocca

“Luoghi dell’Anima” di Vincenzo Tessarin

La fotografia per me è come un viaggio attraverso la vita! Il viaggio presuppone che ci sia una meta, un luogo nel quale andare; e c’è sempre un posto fisico nel quale si arriva, dal quale si riparte, del quale ci si ricorda. Ma durante i miei tanti viaggi in giro per il mondo, spesso la meta era il viaggio stesso, il viaggiare, il mettersi in movimento, l’andare, e nell’andare scoprire luoghi pieni di emozioni impreviste. A volte, ho dovuto abbassare la fotocamera per godere della bellezza e della straordinarietà di quei luoghi e della magia di quei momenti. A volte l’apparecchio fotografico era d’ingombro, limitato nel tradurre quelle sensazioni che provavo. Però ci sono immagini che nel riguardarle hanno risvegliato in me emozioni grandi, sono riuscite a rievocare quelle sensazioni e quei sentimenti che avevo contattato in quei luoghi: per me queste sono immagini dei Luoghi dell’Anima.

Vincenzo Tessarin

Bellissimo l’about di Vincenzo Tessarin, poche parole che racchiudono il vero significato del viaggio.
La scoperta e la sorpresa per gli eventi, i luoghi e le anime che si incontrano sulla strada durante il cammino.
Non amo il reportage che s’intromette in realtà che non si conoscono, il reportage violento a tutti i costi.
Vincenzo fotografa con delicatezza le vie del mondo senza mai sporcare di lui la vita degli altri, un osservatore pacato e silenzioso. Scorro le sue fotografie, mi lascio trasportare,libero la mente, assorbo odori suoni e colori di terre mai calpestate ma che mi affascinano da sempre…
Molta fede, molta umanità, vita e morte che si rincorrono da un capo all’altro del mondo. T’invidio Vincenzo per l’aria che hai respirato e ti ringrazio per aver lasciato in ognuno di questi scatti una piccola bolla per noi viaggiatori della mente.
Viaggiare è vivere, lasciarsi al sole e all’umidità dei boschi, rincorrere le nuvole cavalcando un mustang selvaggio, fermarsi, comprendere e ripartire.  Non servono parole ma occhi affamati, piedi in salute e tanto cuore, portami lontano Vincenzo, tienimi lì come una valigia piena di francobolli e biglietti di treni arrugginiti, appoggiami sui sassi e sulla sabbia, sul marmo bianco nell’acqua lurida, fammi toccare tutte le zolle di terra che andrai a visitare, desidero mangiare aria e polvere. Non tornare mai. Lascia brandelli della mia anima in ogni luogo.

Alessandro Cocca

A Spasso con Giovanna Meo per I Sentieri dell’Anima – a cura di Alessandro Cocca

“MOVIMENTI SPONTANEI CHE PRENDONO IL SOPRAVVENTO” di Giovanna Meo

C’è sempre del vento. Dell’aria finissima che percuote, riempie e sospinge gli scatti di Giovanna.
Le sue fotografie sono frazioni interminabili di vita. Non si inseriscono in tempi e luoghi queste donne coraggiose, mi rimandano al liberty, al vintage di non so quale decennio e persino all’oggi. Sempre giovani, dallo sguardo pieno di vita.Forse per questo si guardano indietro con tenerezza, nonostante gli errori, nonostante le paure. Innamorate della loro femminilità, fiere di essere donne.
Sono visi pettinati dal vento della passione, dalla voglia di stare in mezzo alla strada con la pioggia e con il sole, di prendersi tutto in faccia senza paura, subiscono gli eventi perchè scelgono di farlo, il rischio di non vivere è troppo alto. Diventano alberi con radici profonde nella terra, ma le loro fronde si muovono forte senza spezzarsi, toccano terra e tornano a dondolare nel blu. Le gonne lunghe e gonfie, i veli e i capelli, il rock che hanno nel sangue.
Questo vedere, è un dono, deve essere una spinta per quelle donne che hanno gettato la spugna, che si sono arrese agli eventi sfortunati della loro esistenza, questo urlare forte con le braccia strappate verso il cielo ha una forza prepotente, ridondante.

In un rudere diventano casa, nella bufera montagne di roccia e quando il tempo lo permette si lasciano andare alle correnti, si guardano, si vogliono bene.

La donna sul pontile è una fotografia che da sola meriterebbe di essere studiata a fondo, sembra immobile e ancorata alle tavole di legno, l’impressione è che nulla la possa scalfire, che lei non stia facendo nessuno sforzo per rimanere in quella posizione.Ma la gamba aperta, il piede puntato dice che non è facile, lei ha scelto di stare lì, di prendersi il suo momento, di guardare oltre mentre le fischiano le orecchie, mentre il mare diventa grosso e tutto ciò che la circonda si muove, si evolve. Stabilità, fermezza e coraggio. Questo scatto credo racchiuda più di quello che si vede, forse nasconde proprio il concetto dell’essere donna.

Il bianco e nero e lo stile dell’autrice sono meravigliosi, costruiti con lo scopo di amplificare questo sentire, questo tormento interiore dell’anima, una raffica di emozioni che arrivano dietro la nuca e destabilizzano.

Poi si fermano. Silenziose. Sembra di ascoltare i loro pensieri che profumano di salsedine, di sentire la sabbia umida del mattino sotto i piedi, di entrare nei loro ricordi e nei loro sogni con una leggerezza che fa entrare aria nel cervello, l’ossigena e lo resuscita.
Giovanna fotografa il bello, la speranza, la vita. La sua fotografia è energia che sprona e fa stare bene. Anche noi uomini.

Alessandro Cocca

A Spasso con Antonio Manta per I Sentieri dell’Anima – a cura di Alessandro Cocca

Zuika di Antonio Manta

Zuika o Palinka è il nome di un particolare distillato di prugne che viene prodotto in Maramures , una regione della Romania. Il reportage realizzato da Antonio Manta prende vita da numerose visite in Maramuses e da un contatto stretto con gli abitanti di Stramtura, un piccolo villaggio situato in una delle zone più depresse di questa regione. Con sensibilità da etnografo ancor più che da fotoreporter, Antonio Manta riesce a trasformare la macchina fotografica in strumento di analisi sociale, permettendo all’osservatore di raggiungere e leggere un profondo livello di intimità della vita di questo piccolo paese che sarebbe altrimenti davvero difficile riuscire ad afferrare. Il titolo, scelto non a caso all’autore, sta proprio a sottolineare il grande valore che la Zuika ricopre a livello profondo dello scorrere della vita di questa zona, la sua presenza è costante ed il suo consumo accessibile a tutti. Unica risorsa della zona, rappresenta infatti uno dei valori simbolici che accompagnano o rendono più facili da sostenere le gioie e i drammi della popolazione. La sequenza delle immagini, per questo, non può che raccontare una storia circolare che va dalla produzione casalinga della Zuika al brindisi rituale che dopo un Antonio Mantafunerale ristabilisce la normalità sociale. Circolare come il tempo tradizionale, circolare come la vita e la morte, la Palinka non è soltanto relativa alla vita e al tempo di festa ma è anche portatrice di morte a causa del violento stato d’alcolismo in cui cadono sia uomini che donne di tutte le età. Arma a doppio taglio in quanto rappresenta da un lato, oltre al suo valore tradizionale, l’unico prodotto capace di ergersi a veicolo per un contatto con l’esterno/estraneo e dall’altro è contemporaneamente causa di gran parte dei casi di cirrosi, malattia atroce che stronca vite giovani e che fa immergere in una mancanza di relazione ed una solitudine tremenda gli uomini e le donne del paese. Antonio Manta in questo lavoro riesce a cogliere e a farAntonio Manta riconoscere quelle gestualità quotidiane, quei costumi e modi di fare che poi fanno parte delle abitudini e vanno a costituire l’identità di un luogo. La scelta del bianco nero sostiene molto bene la volontà dell’autore di raccontare una storia particolare e specifica che riesca a far concentrare l’osservatore su ciò che vede portandolo però a farsi nuove domande ancor prima di darsi delle risposte.

Samuele Mancini

Ci sono fotografie che non hanno bisogno di commenti, sensazioni, parole. Non serve descrivere il silenzio, la tragedia, la piaga quando bastano le immagini a far passare tutto ciò. Ho scelto comunque questo reportage sincero, crudo e triste, vuoi per l’originalità del luogo e delle tradizioni descritte, vuoi per il bianco e nero fumoso e grosso. Vuoi soprattutto per l’incredibile vuoto che lasciano dentro.

Un mondo lontano e sconosciuto dove la notte finisce nello stesso modo con il quale finisce il giorno. Lento, vizioso in un circolo di depressione e morte. Volti sfondati scavati martoriati gonfi e pieni di lacrime. O talmente esausti da non aver nemmeno più la forza di esprimersi. Urla al nulla, chiusi in una prigione personale che taglia le gambe ad ogni speranza. Non si va oltre.

Nei loro volti e nelle mani tremanti si scorgono nebbia, latrati animali e voglia di morire.

Così tanta è la voglia di lasciare il proprio inferno che la morte stessa per chi la subisce risulta essere una liberazione, bellissima e leggera, un passo che aspettavano da tempo, un desiderio profondo. Pace. Sui volti dei defunti si legge benessere. Statue, mausolei al nulla di una vita, un’anima in fuga dalla carne e finalmente in pace.

Ho parlato troppo, vi lascio a questo viaggio dentro gli uomini, le donne e le terre dimenticate di Zuika.

Alessandro Cocca

A Spasso con Illavis Vuelle per I Sentieri dell’Anima – a cura di Alessandro Cocca


E’ difficile spiegare come sono fatta a parole perchè non amo ” scoprirmi “. 
La fotografia mi da la straordinaria possibilità di esprimere quella mia parte più intima e segreta ammantata di mistero,ombre,vellutatezza e luce quanto basta. 
Perchè come scrisse Macchiavelli . ” Ognun vede quel che tu pari,pochi sentono quel che tu sei ” .
Ho molto da far sentire,tra alti e bassi,ma spero di continuare a fotografare per tanto,tanto tempo…. 
Lucilla Visani ( Illavis Vuelle)

 Illavis Vuelle

 

Illavis Vuelle

 

Illavis Vuelle

 

Illavis Vuelle

 

Illavis Vuelle

Una cosa m’inquieta e m’abbandona nelle donne di Lucy. V.

Il chiaroscuro del loro essere. Mai sboccate, erotiche con l’anima, vestite di passione e profumo.
Rispettose per la propria natura e nello stesso tempo di una sensualità profonda, da  scoprire, percepire, imparare.
Avvolte dal buio e disegnate da ombre morbide e solamente percettibili.
Fragranza, porosità, velluti, pieghe, linee disinvolte e sacre che danzano nella poca luce come un passo lento di valzer, come una preghiera, 
come uno spiffero d’aria sotto la porta.
Sono tutte belle le donne, quelle di Illavis di più.
Solo si scorgono nei loro occhi sogni e paure, perchè l’autrice li cela come fossero genitali, un pudore estremo per la propria anima.
Un’impresa penetrare in quella pellicola sottile che le protegge e le scalda, come fosse un utero morbido plasmato a propria immagine e somiglianza.
Ombre, insicurezze, fantasmi.
Bellezza, mai urlata, ma pacata, penetrante ed inconsueta.
T’addestrano all’amore.
Illavis è una presenza che non disturba, ti porta dentro stando fuori.
Il nostro punto di osservazione è una finestra senza vetri. Abbiamo le mani sul davanzale ed i piedi sulle punte.
Il portfolio è presentato da cinque coppie di fotografie, mi piace pensare che ognuna sia composta da un inizio ed una fine, un pre e un post.
Il durante viene raccontato con dolcezza tra quei neri chiusi e le piccole perle sparse qua e là, sugli abiti, sulla pelle, negli occhi.
Occhi illuminati come fossero barche di pescatori d’altura.
Corpi capelli e tessuti, accarezzati da una luce morbida, che enfatizza ancor di più il loro volersi bene.
Non sono solo carne e paillettes.
Oserei definire la fotografia di Illavis Vuelle minimalista. Non crea cornici e ghirigori, va al nocciolo, un’occhio di bue puntato all’anima delle sue donne,
al loro sentire, alla loro unicità. Cosa c’è di più erotico di una donna che si piace ? Che usa le sue mani per accarezzarsi e pregare,
 che si volta nel buio, ti guarda e sorride ?
Non cercare di capire e  accetta le distanze, ma lasciati rapire.
Alessandro Cocca