“Street Photographers”
a cura di Diego Bardone

Diego Bardone
Terza puntata, per certi versi la più difficile visto che Enzo mi ha chiesto di scrivere qualcosa sul sottoscritto e non è mai semplice (o almeno non lo è per me) parlare di se stessi. Comunque sia partendo un minimo dalla tecnica va ricordato che moltissimi streeters non usano autofocus ne automatismi, ma il sistema zonale (e l’iperfocale) che prevede l’uso della scala metrica e diaframmi sufficientemente chiusi. In soldoni si diaframma e sulla scala metrica riportata sulla lente si ottiene una zona in cui c’è la sicurezza di avere tutto a fuoco e si scatta di conseguenza. Questo comporta che non si debba “impazzire” per mettere a fuoco, il che lascia massima libertà nel cercare l’attimo perfetto e la composizione migliore. Molti pensano che scattando in strada e in nome del carpe diem, ciò che sta “intorno” al soggetto abbia una valenza minore e invece dal mio punto di vista soggetto e sfondo devono essere “armonici” pena l’avere una foto “monca”. Per quello che riguarda le focali, va da se che l’uso di “corti” faciliti lo “stare in scena” da parte del fotografo, si dice che se una fotografia non è “buona” è segno che non ti sei avvicinato abbastanza; vero ma con qualche distinguo. Personalmente non sono uno di quei “puristi” che ritengono che oltre il 35mm non si possa fare una “onesta” fotografia di strada (in fondo Cartier Bresson usava prevalentemente il 50mm e immagino che ci sia poco da discutere), di certo, come detto, più ti avvicini e meglio è ma in certi casi anche un medio tele può andare bene, non amo assolutamente invece le immagini fatte con focali lunghe, spesso lasciano il tempo che trovano.
Amo le lenti a focale fissa (ma è questione di gusti) per due motivi: hanno fondamentalmente una qualità migliore e soprattutto obbligano chi scatta ad usare il cervello e le zampette (per cercare il taglio migliore), gli zoom spesso “impigriscono” senza che riusciamo a rendercene conto.
Dato per assodato che la macchina fotografica conta meno di zero (è solo un mezzo, il feticismo per gli aggeggi elettronico/meccanici non mi appartiene) ognuno deve trovare quella che è più consona alle proprie esigenze. Ho usato, senza nessun problema, una Nikon D700 (28,50,24/120) per qualche anno, poi quando i sistemi mirrorless hanno raggiunto un livello qualitativo simile a quello delle reflex sono passato senza nessun rimpianto al sistema X della Fuji. C’è qualità ma soprattutto una portabilità del tutto diversa che permette di avere sempre con se un “oggetto” fotografante. Personalmente, ma come detto non ha una gran importanza, ho una X100s che monta un 23mm (35 equivalente) che uso nel 90% dei casi e una XE1 con il 60mm (90 equivalente) che uso alla bisogna. Due corpi, due lenti (massima libertà d’azione) e se non riesco a fotografare così “agghindato” posso solo prendermela con me stesso (a volte sento la mancanza di una lente più corta 24/28 equivalente ma tant’è…), non c’è davvero bisogno di uscire con zaini pieni come se si andasse in guerra per fare dell’onesta fotografia di strada. Oltretutto avere un corredo limitato aiuta a conoscerne meglio pregi e difetti…
Dunque street è stare nella scena e sistema zonale e allora io fondamentalmente non lo sono, uso (nel 90% dei casi) l’autofocus, diaframmi aperti anche con ottiche corte e sono solito stare “mezzo” passo dietro (non ho nessun problema nel farmi notare) e allora?? E allora non saprei dire, di certo fotografo in strada (o dove capita…musei, bar, mare…) poi quel che sono sinceramente non so e fondamentalmente poco mi interessa. Il mio è un sorta diario quotidiano, un omaggio a coloro, che spesso inconsapevolmente, ho la ventura/fortuna di incontrare nel mio peregrinare per le strade di Milano. E’ come se osservassi me stesso in una sorta di specchio virtuale che trova la sua dimensione nel nostro reale quotidiano. Abbiamo tutti gli stessi volti, le stesse gioie, gli stessi timori, le stesse speranze: io sono loro, loro la trasposizione in immagini delle mie “emozioni” (o perlomeno ci provo…ahahahahahaah!!). E allora Street per me è in primis rispetto per il prossimo (chiunque e qualsiasi cosa può essere fotografata ma “tocca” avere l’approccio giusto, pena il produrre dell’immondezza fotografica senza il minimo senso se non quello di soddisfare degli ego del piffero), passione smodata, una minima dose di onestà intellettuale (che poi è la “molla” che indica il “fine” del nostro fotografare, scattare a cacchio non porta da nessuna parte) e last but not least un minimo di sensibilità nel saper osservare ciò che ci circonda.
Finisco di tediarvi parlando della progettualità. Gran bella cosa ma sono convinto che una fotografia di strada debba reggersi da sola, la progettualità semmai “arriva” nel tempo quando i soggetti ripresi, spesso inconsciamente, si ripetono (Erwitt e la sua infinita serie sui cani lo dimostrano in pieno).
Sono esausto…! Grazie per il vostro tempo 🙂
by Diego Bardone